martedì 29 novembre 2011

L'altra verità (cineforo)

Oggi vado al cineforum della mia città. Mi siedo senza neppure sapere che film danno, tanto che vi vado ormai quasi solo perchè ho già pagato l'abbonamento annuale e non mi costa nulla in più. L'unico problema relativo è che mi trovo sempre solo ad andarci e questo, in una città in cui tutti escono sempre con qualcuno e un disincentivo a muoversi dalla poltrona o dal divano qualsivoglia. Torniamo al film.
L'altra verità o col titolo in lingua originale Route Irish, che  si svela essere il luogo in cui avviene il fatto principale, e da cui si svolge e viene raccontata tutta la storia: un contractor inglese muore in circostante non accertate e il miglior amico fa di tutto,come nelle classiche tv-series poliziesche, per scoprire cos'è realmente accaduto. Il film passa da fasi documentaristiche ("il docu-film o docu-drama è la tecnica caratteristica del regista Ken Loach", si legge nella biografia), a momenti appunto di puro"drama", (anche troppo per i miei gusti, che appena intravedono qualcosa simile a CSI o avvocati in divisa o ai troppi telefilm nuovi di cui ignoro il nome, cambiano canale).
                    "Wrong place. Wrong Time. Posto sbagliato al momento sbagliato"
                           Fergus, il protagonista, prima di commettere una ulteriore grossa cazzata.
La storia diventa artificiosamente e giustamente forte quando si focalizza sulle crudezze della guerra in Iraq, sulla condizione del soldato nei nuovi scenari di battaglia e sulla sua solitudine umana.
I personaggi sembra che vadano esattamente dove si immagina che possano finire quando si è passato metà film. Ovvero la coo-protagonista si becca un'infatuazione amorosa per il protagonista (amico del suo fidanzato), che a sua volta dopo aver sfogato la sua collera contro dei perfetti cattivi idioti (uccidendoli con violenza), si suicida buttandosi da un traghetto. Fine. Una puntata televisa, frammezzata, da scene da Apocalypse now in Iraq e Il cacciatore (The deer hunter) a Liverpool.
A voler analizzare i singoli fotogrammi, emerge con forza il tema dei contractor, ossia dei moderni mercenari nelle ultime guerre (moderne) in Medio Oriente. Si ripropone inoltre la solita attenzione al soldato sconvolto (vedi The Hurt Locker) che non riesce a cambiare le regole di un mondo dominato da sporchi capitalisti che giocano ogni mattina a golf e da meccanismi finanziari immodificabili. Ovvero ricchi brutti e cattivi vs buoni tristi e sconsolati. Vediamo chi vincerà la battaglia.
A mio avviso vincono sempre i buoni tristi e sconsolati che si buttano nel fiume e chiudono il film, impedendo ai cattivi rimasti vivi di raccontare il continuo della loro storia. Restano i cattivi infine, soli. Ma il film si chiude lì:  non sapremo mai cosa gli accadrà, se redimeranno se stessi, se daranno al mondo altri buoni rattristati che redimeranno la società corrotta dei padri. Fra qualche anno probabilmente gireranno un film sgli indignados dei noialtri contro i cattivi sporchi banchieri che prendono il potere e fanno le regole. Oops mi sa che ne hanno fatto una serie televisiva e web che sta girando già da un pò, speriamo che non riprenda o che qualcuno ne faccia un film davvero.