lunedì 28 ottobre 2013

Lou Reed: una playlist

Ieri, come molti di voi avranno saputo dai vari giornali e gli status di facebook, è scomparso uno dei più importanti artisti e protagonisti della scena musicale del secolo passato.

La notizia è arrivata inaspettata (un po' come tutta la sua vita), anche se la stampa aveva già pronti i suoi coccodrilli: "una vita passata tra rock, auto-distruzione, alcool e droghe", che è stata messa in musica e ha espresso veri capolavori.

Se ne è andato all'improvviso, dicevo, un po' come ha vissuto, senza riflettori puntati su di lui come star ben più famose. Ieri, una Domenica Mattina,  ne ha dato la notizia per prima Rolling Stones. L'ultima che si aveva sulla sua vita era la notizia di un  trapianto di fegato circa sei mesi fa, e tutto è stato ricollegato, fatalmente, alla sua figura. Un rocker maledetto e ormai attempato , che tutto sommato è riuscito ad arrivare alla soglia dei 71 anni.

Da quando ha iniziato a calcare le scene la sua musica ha rivelato molte più cose di lui che giornali scandalistici e gossip. E' riuscito a coniugare musica e introspezione, il rock alla malinconia e all'inquietudine del vivere quotidiano. Prima sotto l'ala protettrice dell'Underground NewYorkese e del mecenate Andy Warhol e poi da solo, continuando imperterrito con la sua musica, anticipando il Punk e la New Wave. Il suo sguardo allucinato delle sue composizioni,  l'integrazione paranoica tra arte e individuo costituisce un lascito fondamentale per tutta la scena musicale e artistica a venire.

Per conoscere la sua storia si può già leggere molto su internet e molto verrà sicuramente ancora scritto.
Intanto "allucinatevi" con un paio di canzoni, di quelle che ritengo migliori, più rappresentative e che, più importante di tutto, più mi piacciono.

Dal primo album storico dei Velvet Underground & Nico, anno 1967, con la famosa copertina della banana, disegnata da Andy Warhol:
      Sunday morning